Sostenibilità e chimica verde: il futuro è adesso
Le innovazioni della green chemistry sono la dimostrazione di quanto la chimica, un tempo associata a disastri e inquinamento, possa essere una grande alleata della sostenibilità ambientale.
Non si tratta soltanto dello sviluppo di plastiche degradabili, catalizzatori ecocompatibili e reazioni chimiche sempre più efficienti. La sostenibilità è una pratica che inizia dalle azioni quotidiane, e una delle missioni della chimica verde è quella di offrire ai consumatori prodotti sempre più sicuri e rispettosi dell’ambiente.
La sostenibilità come pratica quotidiana
La sostenibilità, prima ancora che un concetto, è una pratica: in un pianeta sempre più sofferente per l’inquinamento e per l’impatto delle attività umane sul clima, il rispetto per l’ambiente si nutre essenzialmente delle scelte e del comportamento degli umani.
Come si legge spesso, la sostenibilità inizia dall’azione individuale. Se è vero che fare la raccolta differenziata in casa non avrà mai lo stesso peso di una seria politica a tutela dell’ambiente, è altrettanto indiscutibile che i comportamenti individuali possono fare la differenza, soprattutto se pensiamo alle abitudini quotidiane che ci portano ad acquistare e consumare dei beni di cui poi dovremmo disfarci.
Le scelte dei consumatori possono influenzare in maniera decisiva l’atteggiamento delle aziende sul fronte della sostenibilità. E lo abbiamo visto con l’esplosione dei “prodotti eco-friendly”, che negli anni ha costretto i governi di tutto il mondo a confrontarsi col fenomeno del greenwashing, ormai dilagante.
Oggi i consumatori sono più consapevoli, e sempre più spesso scelgono i propri acquisti considerando anche l’impatto ambientale e sociale dei prodotti. Perciò le aziende affollano le etichette con indicazioni come “bio”, “eco” e “green”. Ma quali sono realmente i prodotti eco-friendly, o sostenibili?
Sostenibilità: cosa sono i prodotti eco-friendly?
Un prodotto può essere considerato sostenibile, o eco-friendly, quando è progettato e prodotto nel rispetto dell’ambiente, ovvero seguendo una serie di principi che vanno dall’uso di risorse naturali e rinnovabili all’efficienza energetica dei processi di produzione.
Volendo tradurre l’approccio sostenibile in caratteristiche che possiamo associare a una t-shirt o a un detersivo, possiamo dire che un prodotto eco-friendly se rispetta almeno uno di questi principi di base:
- uso di materie prime naturali e rinnovabili;
- risparmio di risorse (riduzione degli sprechi e degli imballaggi, uso di materiali riciclati);
- risparmio energetico nel processo di produzione;
- controllo delle emissioni di CO2 (uso di materie prime locali, trasporti ecologici, etc.);
- riduzione dell’inquinamento (prodotti durevoli e facili da riparare, imballaggi a basso impatto ambientale, utilizzo di materiali riciclabili, etc.).
Stabilire la sostenibilità di un prodotto non è semplice, anche perché dovremmo poter conoscere il suo impatto durante tutto il suo ciclo di vita, cosa che imporrebbe di attingere a informazioni spesso non disponibili, come quelle legate ai processi di produzione industriale.
Il miglior strumento nelle mani dei consumatori restano le etichette dei prodotti, che ci permettono di conoscere informazioni importanti come la composizione e la provenienza delle materie prime utilizzate.
Oltre a ciò, i produttori possono decidere di certificare i loro prodotti per garantirne la sostenibilità: gli indumenti in cotone bio, lino o lana, per esempio, possono essere certificati GOTS – Global Organic Textile Standard, mentre diversi cosmetici hanno preso a mostrare il logo VeganOK, che certifica i prodotti interamente plant-based.
A livello europeo, il certificato più importante è l’Ecolabel UE, o marchio di qualità Ecologica dell’Unione Europea, che valuta l’impatto ambientale del prodotto durante il suo intero ciclo di vita e ne valuta la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Come riconoscere un detersivo sostenibile?
Il mondo dei prodotti per la casa, più di altri, ha visto crescere a dismisura il numero di loghi ed etichette “green” presenti sulle confezioni. Molto spesso, ormai è noto, si tratta semplicemente di marketing, o greenwashing.
Per riconoscere un detersivo realmente sostenibile bisogna prima di tutto andare a leggere la composizione del prodotto: la prima caratteristica di un detergente ecologico, infatti, è quella di non contenere sostanze chimiche dannose per l’ambiente o per la salute umana. Generalmente, poi, i detergenti eco-friendly sfruttano le proprietà di oli e altre sostanze naturali.
In linea generale, un detersivo ecosostenibile si riconosce da tre caratteristiche principali:
- è formulato con materie prime di origine vegetale: i detergenti ecologici contengono ingredienti, conservanti, fragranze e tensioattivi di origine vegetale, che a differenza di quelli derivati dal petrolio sono facilmente biodegradabili;
- non contiene sostanze chimiche sintetiche o potenzialmente dannose (per esempio, gli sbiancanti ottici o alcune essenze profumate);
- è concentrato, in modo da ridurre le dimensioni del packaging e l’impatto ambientale dei trasporti.
In alcuni casi, la sostenibilità di un prodotto è indicata anche da una certificazione come l’Ecolabel EU o la ICEA ECO BIO Detergenza, specifica per i detergenti. In base alla formulazione del prodotto, possono trovarsi anche altre certificazioni di sostenibilità: ne sono esempio Ecocert, destinato a certificare la qualità delle materie prime di origine agricola, e RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil), che assicura la provenienza di olio di palma e palmisto da coltivazioni gestite secondo criteri di sostenibilità ambientale e sociale.
Mistrall di New Chemical, per esempio, è formulato con materie prime e tensioattivi di origine vegetale certificati Ecocert e RSPO, ma ha ottenuto anche ll’Ecolabel EU, che certifica il suo basso impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita.
I 12 principi della chimica verde e il futuro della sostenibilità
Se i detersivi hanno attirato sin da subito le preoccupazioni dei consumatori più attenti all’ambiente, è perché sono tradizionalmente formulati con sostanze chimiche che ormai sappiamo essere dannose per la salute e per i diversi ecosistemi della Terra. Purtroppo è ancora molto semplice associare la chimica a terribili incidenti e grossi impianti inquinanti.
L’industria chimica, però, ha abbracciato il rispetto per l’ambiente molto prima di altri settori: già negli anni Trenta del secolo scorso si parlava di chimica sostenibile, anche se i principi d’azione che avrebbero guidato un radicale cambiamento dell’industria sono stati delineati soltanto alla fine degli anni Novanta.
I 12 principi della chimica verde, enunciati nel 1998 da John C. Warner e Paul Anastas, esprimono una nuova visione della chimica votata allo sviluppo responsabile e sostenibile. Tra questi, ci sono l’uso di materie prime rinnovabili, la riduzione di scarti e rifiuti, lo sviluppo di sintesi chimiche meno pericolose e l’uso di solventi e additivi più sicuri (“il miglior solvente è nessun solvente”, dicono alcuni chimici. In ogni caso, il loro uso deve essere limitato il più possibile).
Anche grazie a questi principi, che guidano la ricerca di base e lo sviluppo di prodotti sempre più innovativi, la chimica si sta trasformando in uno dei più grandi alleati della salute del pianeta. Dagli studi sull’upcycling della plastica alla ricerca sui detergenti naturali, la green chemistry è un tassello fondamentale per costruire un futuro salubre e rispettoso dell’ambiente.