La pietra naturale è capace di portare un tocco di genuina eleganza negli ambienti più diversi. È inoltre resistente agli urti, all’usura, alle variazioni di temperatura. Ciò non significa che sia indistruttibile, come siamo spesso portati a supporre. La pietra è infatti un materiale naturalmente poroso, che tende a macchiarsi e ad accumulare sporco e che col tempo può opacizzarsi. Perciò è necessario proteggere la pietra naturale con dei trattamenti che hanno lo scopo di minimizzare gli effetti di questa porosità, rendendo la pietra più resistente all’acqua e alle macchie.
Superfici porose: il caso della pietra naturale
Con il termine “pietra naturale” possono indicarsi rivestimenti molto diversi tra loro, dal marmo lucidato a piombo alla pietra di Lessinia che espone le naturali linee di rottura della roccia. Marmi, graniti e rocce non lucidabili come l’arenaria e i porfidi sono tutte pietre naturali, ma richiedono trattamenti molto diversi.
La differenza principale tra una pietra è l’altra è data dal suo grado di porosità, che dipende essenzialmente da due elementi: la natura della roccia, che può essere più o meno assorbente, e il tipo di finitura a cui viene sottoposta. Possiamo fare quindi una prima fondamentale distinzione:
- Le pietre ad alta assorbenza come la trachite, la pietra serena e la pietra di Lessinia, sono molto inclini ad accumulare polvere e sporco, e si macchiano con estrema facilità;
- Le pietre a basso assorbimento come porfido, granito e ardesia sono formate da cristalli molto compatti, che li rendono molto resistenti e poco porosi, perciò più semplici da gestire.
C’è poi da considerare la finitura: una pietra lucida o wet look tenderà ad essere meno porosa di una lavorata a spacco o sabbiata, e quindi meno incline a macchiarsi, ma ciò non significa che non vada protetta – soprattutto se esposta agli agenti atmosferici o alla presenza di sostanze come cibi e saponi.
Proteggere la pietra naturale: l’importanza della finitura
Scegliere la pietra naturale per una pavimentazione esterna, per il rivestimento di un piano di lavoro in cucina o per le superfici del balcone non è così rischioso come si potrebbe pensare. Pietre e lavorazioni diverse possono dare vita a superfici delicatissime o indistruttibili, più o meno esposte alle macchie e all’accumulo di sporco. Tutto dipende quindi dalla scelta del materiale, che deve essere adeguato al contesto.
La pietra di Luserna, l’arenaria e la trachite fiammata restano intramontabili soluzioni per esterni, eleganti e di facile gestione, mentre la quarzite inizia a fare il suo ingresso negli interni delle abitazioni, lavorata a spacco o lucida, in decine di colorazioni.
Una pietra con finitura fiammata o sabbiata acquisisce resistenza agli agenti esterni e ottime proprietà antiscivolo, perciò viene spesso consigliata per bagni, box doccia, vialetti esterni e bordi piscina, ma anche per i piani di lavoro. D’altro canto, soprattutto se si tratta di una pietra ad alto potere assorbente, conserverà un aspetto ruvido e irregolare e tenderà ad accumulare lo sporco.
La pietra levigata, dall’aspetto liscio e opaco, viene utilizzata per piani di lavoro ed eleganti pavimentazioni interne, ma quest’uso è quasi sempre limitato a pietre dure come marmo, quarzite, travertino e granito, che offrono maggiore compattezza (e minore porosità).
La finitura a spacco, che esalta la struttura naturale della pietra e ne espone il cuore, è certamente tra le più scenografiche: molto apprezzata per muretti esterni ma anche per caminetti e rivestimenti interni, questo tipo di finitura può essere applicata alle pietre più diverse. Anche rocce poco assorbenti come l’ardesia, però, si troveranno nella configurazione più incline a sporcarsi e opacizzarsi.
Come proteggere la pietra naturale dall’acqua (e non solo)
La pulizia della pietra naturale non richiede particolari attenzioni: è fondamentale evitare anticalcare, sostanze chimiche aggressive e panni abrasivi, affidandosi a un detergente delicato che rispetti il pH naturale della roccia.
Quando si parla di protezione e manutenzione, però, la pietra naturale non ammette soluzioni “universali”. L’unica cosa certa è che la pietra va protetta dall’acqua, perché anche le rocce più dure e meno porose possono nel tempo corrodersi e opacizzarsi.
Per proteggere la pietra naturale dall’acqua in maniera efficace bisogna considerare:
- Il tipo di pietra: pietre a basso potere assorbente come porfido e granito possono essere protetti con l’applicazione di una cera di finitura protettiva, mentre rocce come la trachite, la pietra serena o la pietra di Lessinia richiedono un approccio più deciso. In quel caso bisognerà prevedere un trattamento idrorepellente specifico per materiali ad alta porosità;
- Il contesto: pavimenti e rivestimenti esterni, come quelli di balconi e giardini, richiedono un trattamento in grado di proteggerli dalle macchie e dall’umidità, ma anche dalle intemperie e dalla formazione di muffe ed efflorescenze. Un impregnante impermeabilizzante che protegga le superfici da eventuali infiltrazioni è la soluzione migliore per terrazzi, bordi piscina e box doccia. Un rivestimento estetico in quarzite a spacco, d’altro canto, sarà sufficientemente protetto da un sottile strato di cera;
- La finitura: le finiture opache o grezze tendono ad esporre una superficie più irregolare e porosa, perciò in linea generale richiedono un intervento più risoluto, che passa spesso dalla combinazione di impregnante e cera protettiva.
Le pietre dure e poco assorbenti sono sicuramente più semplici da trattare, soprattutto se lavorate con finiture che ne aumentano la resistenza alle macchie e all’umidità, ma in contesti difficili come gli ambienti esterni, la cucina o il bagno anche la pietra più dura rischia col tempo di macchiarsi e opacizzarsi. È quindi possibile limitare al massimo gli interventi di manutenzione, ma non si può pensare di lasciare la pietra naturale completamente priva di protezione contro acqua e sporco.