La biodegradabilità nei detersivi ecologici

Detersivi e sostenibilità: la biodegradabilità spiegata bene

Detersivi e sostenibilità: la biodegradabilità spiegata bene

I detergenti biodegradabili potrebbero essere meno sostenibili di quello che pensiamo. Innanzitutto, perché non sempre i processi di biodegradazione sono intrinsecamente innocui. E poi perché la normativa vigente si concentra molto sulla biodegradabilità dei tensioattivi, lasciando una certa libertà su ingredienti secondari come conservanti e additivi.

Se quello che si ricerca è la totale biodegradabilità dei prodotti per la casa, non basterà neanche affidarsi a formulazioni completamente naturali: l’unico strumento che può assicurare il ridotto impatto ambientale di un detergente, in termini di biodegradabilità e non solo, sono le certificazioni volontarie come l’Ecolabel EU e Ecocert.

Che significa biodegradabilità?

In base alla definizione dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), la biodegradabilità è “la misura in cui una sostanza può essere decomposta da batteri e funghi, lasciando residui della degradazione che non siano tossici”. Una sostanza è biodegradabile, quindi, quando si lascia scomporre da microrganismi che sfruttano il carbonio contenuto nei composti organici per la loro attività metabolica.

Questo processo biologico, che si svolge essenzialmente tramite processi enzimatici, converte le sostanze originali in composti chimici sempre più semplici, fino alla loro completa mineralizzazione, cioè fino a renderli composti inorganici stabili e quindi non dannosi per l’ambiente, come acqua e sali minerali.

La maggior parte delle sostanze organiche di origine naturale sono biodegradabili. Alcuni composti sintetici, però, possono resistere alla biodegradazione: gli esempi più classici sono le plastiche e i vecchi detergenti a base di tensioattivi derivati dal petrolio, che non riescono ad essere “riconosciuti” dagli enzimi.

Dagli anni Sessanta ad oggi, per fortuna, il mondo dei detergenti è cambiato molto. Da quando nel 2005 è entrato in vigore il Regolamento (CE) n. 648/2004 sui detergenti, non è più possibile immettere sul mercato europeo tensioattivi che non rispettino uno standard minimo di biodegradabilità: i tensioattivi venduti in Europa devono raggiungere un livello di biodegradabilità completa di almeno il 60% (o del 70%, in base al metodo di valutazione) in 28 giorni, un requisito che oggi può essere ottenuto anche da vecchie conoscenze come il Sodium Laureth Sulfate.

Quando un prodotto è biodegradabile?

Un prodotto è considerato biodegradabile quando i suoi componenti organici, rilasciati nell’ambiente durante o dopo l’uso, possono essere completamente scomposti da funghi e batteri ed essere così trasformati in sostanze non tossiche. Al termine del ciclo di decomposizione microbica, non devono restare residui tossici né polimeri persistenti, cioè resistenti alla degradazione.

La biodegradabilità di un prodotto viene quantificata tramite analisi di laboratorio che seguono standard internazionali e regolamenti come quello europeo citato sopra. I due parametri chiave per stabilire la biodegradabilità di un composto sono essenzialmente due:

  • Grado di degradazione: viene calcolato misurando l’ossigeno consumato dall’attività metabolica oppure la CO2 prodotta (questo metodo si basa sul fatto che la mineralizzazione di un composto organico in condizioni aerobiche rilascia CO2 e acqua). in ogni caso, il livello di degradazione viene stabilito misurando la percentuale di carbonio organico che viene trasformata in sostanza inorganica;
  • Tempo di degradazione: è il tempo necessario affinché il composto raggiunga un certo livello di degradazione. Nella normativa europea, abbiamo visto, i tensioattivi devono raggiungere un grado di mineralizzazione del 60% entro 28 giorni dal loro rilascio.

Per stabilire quanto un prodotto sia biodegradabile, quindi, bisogna sapere quanto del carbonio in esso contenuto può essere scomposto dai microrganismi e quanto tempo è richiesto per questo processo di degradazione.

Sostenibilità ed eco-compatibilità dei prodotti biodegradabili

Come ricorda la stessa EAE, biodegradabile non significa necessariamente innocuo. Il regolamento europeo, che è uno dei più severi al mondo in termini di requisiti ambientali per la biodegradabilità, impone la biodegradabilità completa dei tensioattivi, prevede quindi che il processo non lasci dietro di sé metaboliti intermedi potenzialmente pericolosi.

Durante la degradazione, però, alcuni composti nocivi come stabilizzanti o additivi possono impiegare molto più tempo a decomporsi, e quindi persistere nell’ambiente decisamente più a lungo dei 28 giorni indicati dalla legge, danneggiando l’ambiente.

La normativa europea, in ogni caso, si concentra sui tensioattivi, perciò non elimina del tutto il rischio di una degradazione incompleta dei componenti più resistenti, come coloranti, conservanti e biocidi. E quando la biodegradazione resta incompleta, lascia dietro di sé residui che possono essere addirittura più dannosi del composto originario, come avviene appunto per i biocidi.

C’è inoltre da considerare che l’attività enzimatica che degrada i composti organici può essere influenzata da diversi fattori, che vanno dalla composizione chimica alle condizioni ambientali (temperatura, pH, disponibilità di ossigeno, azoto e fosforo, etc.). Non sempre, quindi, biodegradabile significa eco-compatibile.

Biodegradabilità nei prodotti per la casa: oltre i tensioattivi

Il regolamento UE sui detergenti, abbiamo visto, si concentra sui tensioattivi, cioè sui composti organici che conferiscono ai prodotti il potere pulente. Nel momento in cui vengono rilasciati in ambiente aerobico, i tensioattivi (o meglio, le lunghe catene di atomi di carbonio che respingono l’acqua e si legano alle particelle di grasso e sporco) diventano la fonte di carbonio che i microrganismi utilizzeranno per i loro processi metabolici. I composti vengono così scomposti fino alla loro mineralizzazione.

Se però l’acqua di destinazione contiene molti tensioattivi e pochi nutrienti essenziali come azoto e fosforo, allora il processo di biodegradazione può rallentare o interrompersi: questi nutrienti, infatti, sono essenziali per la sintesi delle proteine (inclusi gli enzimi che attaccano i composti organici) da parte dei microrganismi.

Per essere certi che un detergente non rilasci sostanze instabili o nocive nell’ambiente non basta neanche assicurarsi che sia formulato esclusivamente con ingredienti di origine naturale: molti composti di origine naturale, come i tannini e alcune cere, sono in realtà molto difficili da biodegradare, e alcuni composti, ad esempio gli oli essenziali concentrati, possono risultare tossici per gli organismi acquatici tanto quanto quelli sintetici.

Detergenti biodegradabili: come fare una scelta realmente sostenibile

Alla luce di tutto ciò, e della complessità delle formulazioni, diventa chiaro come determinare la biodegradabilità di un detersivo sia tecnicamente molto difficile. È però possibile individuare prodotti che abbiano il minor impatto possibile e che si avvicino il più possibile alla mineralizzazione completa (non soltanto dei tensioattivi).

I prodotti commercializzati all’interno dell’Unione Europea rispettano degli standard di biodegradabilità piuttosto severi, ma ciò non significa che siano biodegradabili al 100%. Per individuare un prodotto completamente biodegradabile, abbiamo visto, non basta neanche affidarsi ai tensioattivi di origine vegetale: è necessario quindi rivolgersi alle certificazioni.

L’etichetta Ecolabel EU, per esempio, fissa criteri rigorosi per la tossicità acquatica e limita diverse sostanze note per essere scarsamente biodegradabili, come fosfati, sbiancanti ottici e diverse fragranze. La certificazione Ecocert per i detergenti naturali, invece, oltre a garantire l’origine naturale degli ingredienti, prevede anche dei test di biodegradabilità dei composti secondari.

In mancanza di queste certificazioni, bisognerà ricorrere alla lettura dell’etichetta, e verificare quantomeno l’assenza di sostanze tipicamente difficili da biodegradare completamente, primi tra tutti i fosfati (il cui uso è limitato dalla legge) e i biocidi come il Cloruro di Benzalconio e i composti a base di cloro o candeggina.

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LA CHIMICA È VITA. TUTTO QUELLO CHE CI CIRCONDA È FATTO DI CHIMICA.

Tutto quello che ci circonda è retto dalle leggi della chimica. Basti pensare all’elemento che più interpreta la vita: l’acqua! Quella semplice formula chimica: H2O, due atomi di idrogeno e uno di ossigeno legati da dinamiche chimiche che generano vita! Un elemento semplice e complesso allo stesso modo

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